Alternativa Libertaria/Federazione dei Comunisti Anarchici Sezioni di Livorno e Lucca |
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Errando per Roma, tracce del passaggio di Pietro Gori nella capitale di Roberto Carocci Per quanto limitato nel tempo, del passaggio di Pietro Gori a Roma ne rimasero per un lungo periodo tracce evidenti. Pur essendo cofondatore, con Luigi Fabbri, della rivista “Il Pensiero”, pubblicata a Roma a partire dal 1903, Gori, fedele al carattere erratico della sua propaganda, non si trasferì nella capitale. Ma a Roma vi passò, nel 1902, contribuendo a un salto in avanti nella costituzione della Federazione socialista anarchica del Lazio e lasciando così una sua impronta sul movimento libertario locale. Le conferenze tenute a Roma nella primavera furono, infatti, seguitissime e si trasformarono in appuntamenti di tutta la sinistra rivoluzionaria. Di ritorno dalla Toscana, Gori partecipò a un primo incontro pubblico il 17 aprile, presso l’Associazione della Stampa, dal titolo L’Australia americana, mentre il giorno 21 veniva organizzata una sua conferenza nella sede della Camera del Lavoro, per discutere di Lavoratori italiani in altre terre. Pochi giorni dopo Gori intervenne al comizio del primo maggio, particolarmente sentito quell’anno a causa dell’agitazione dei muratori e dei disoccupati: “Contro la glorificazione della morte, oggi, primo di maggio, Pasqua dei lavoratori, noi glorifichiamo la vita, glorifichiamo la gioia, glorifichiamo l’amorevita, gioia ed amore che noi vogliamo, al fine, patrimonio di tutte le anime e di tutti i cuori, in nome appunto di questo nuovo diritto del lavoro, che gli operai di tutte le nazioni, oggi insieme a voi, operai della terza Roma, affermano in solenni assise, preludio a lotte e vittorie immancabili, in contraddittorio e sulle rovine del vecchio diritto canonico e dell’attuale diritto borghese, ambedue demoliti dalla critica severa e serena della scienza sociale e libertaria”. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, partecipava anche a una festa campestre organizzata dai compagni sui prati di Ponte Lungo sull’Appia. La sua presenza nella capitale non passò inosservata. Non potendogli impedire gli incontri pubblici, la questura romana aveva predisposto una rete di controllo abbastanza stretta, che vide “umoristiche biciclette della polizia” girargli intorno senza perderne uno spostamento. Durante il suo soggiorno nell’Urbe, Gori si premurò di sostenere direttamente la costruzione di gruppi anarchici a Roma come in provincia. Fu il caso del circolo di Tivoli che “approfittò” dalla presenza del “Cavaliere errante” per lanciare le sue attività, organizzando per il 4 maggio una conferenza. La preparazione dell’evento fu affidata al romano Giovanni Forbicini e ad Arturo Boni di Tivoli, che scelsero un locale abbastanza capiente in via Trevio, nei pressi della parrocchia di S. Biagio. Caso volle che la conferenza si svolgesse di domenica, in concomitanza con la funzione religiosa nella vicina chiesa. Tale coincidenza suggerì a Gori di declinare il suo intervento contro la “menzogna religiosa”, ammonendo di “non ascoltare il prete”, alleato degli sfruttatori, che esorta gli uomini a rassegnarsi di fronte alle avversità dell’esistenza. Di contro, al centinaio di presenti in sala, propose una pratica basata sull’organizzazione operaia, narrando in questo senso le esperienze vissute direttamente nel suo recente viaggio in America Latina. Altre parole le spese sull’esercito, composto per intero da giovani lavoratori, che lo rendevano uno strumento sempre meno affidabile nelle mani della monarchia. Terminata la conferenza, insieme ad alcuni sodali, Gori si diresse in visita alle cascate, per poi tornare a Roma in serata. Due giorni dopo, partecipava a un contraddittorio con i socialisti, su Socialismo democratico e socialismo anarchico, ripartendo in giornata dall’Urbe. Quasi un decennio dopo, l’8 gennaio 1911, a Portoferraio, Pietro Gori morì. Lo sgomento e la costernazione coinvolsero l’insieme del movimento socialista italiano. L’“Avanti!” lasciò che fosse lapenna di Fabbri a scriverne, mentre “Alleanza Libertaria” divulgava la notizia pochi giorni dopo. I funerali del “poeta anarchico” – come lo salutò anche la stampa borghese – si svolsero il 10 a Rosignano, dove venne sepolto, con un’enorme partecipazione popolare. A Roma, Gori era stato ben voluto e rispettato da tutte le componenti d’avanguardia. Pochi giorni dopo la sua morte, il socialista Alceste della Seta ne ebbe a parlare a lungo durante una seduta del consiglio al Campidoglio. L’Unione socialista romana e il Partito repubblicano organizzarono ciascuno una commemorazione, mentre gli anarchici gli resero omaggio con un comizio di Giovanni Forbicini al teatro Argentina, organizzato dall’Unione comunista anarchica di Ettore Sottovia e da altri gruppi territoriali. A Civitavecchia gli fu intitolato il circolo locale, lo stesso avvenne a Viterbo. Nel primo anniversario della morte, a Rosignano, si diedero appuntamento circa duecento associazioni anarchiche e operaie. In piazza Carducci, Libero Merlino, insieme a Gino Del Guasta, parlarono di fronte a cinquemila persone. Al termine del corteo, presso il busto marmoreo offerto dall’opera degli operai apuani, presero nuovamente la parola i compagni romani Merlino e Aristide Ceccarelli. Negli anni successivi, nella capitale, la figura di Pietro Gori continuò a essere ricordata almeno fino al secondo dopoguerra. Nel 1921, la Camera del Lavoro organizzò una manifestazione alla Casa del Popolo in sua memoria, durante la quale prese la parola Forbicini. Dopo la guerra, sempre Forbicini intervenne a una celebrazione organizzata nel febbraio del 1945; il mese precedente, a Terni, fu il sindacalista libertario Bernardino De Dominicis a intervenire in suo ricordo. L’anno successivo, a Civitavecchia, il gruppo anarchico Pietro Gori dedicò una stele al “Poeta dell’Idea”. Alla celebrazione intervenne l’ormai anziano Forbicini, che dettò anche l’epigrafe del monumento: GLI ANARCHICI E IL POPOLO DI CIVITAVECCHIA A PIETRO GORI CHE IN TERRA NOSTRA AL DI LÀ DEI MARI AI FRATELLI IGNOTI FORZANDO IL DESTINO DI SECOLI INSEGNÒ LE VIE DELLA LIBERTÀ Fonti: L’Agitazione, 18 aprile e 6 maggio 1902. Avanti!, 10 gennaio 1911. Alleanza Libertaria, 20 gennaio 1911. La Stampa, 9 gennaio 1911. Archivio dello Stato di Roma, Gabinetto di Prefettura, (1901/1902), b. 479. M. Antonioli, Il cavaliere errante dell’anarchia, Bfs, Pisa, 1995. P. C. Masini, Gli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Mondadori, Milano, 1981. Pubblicato nel bollettino numero 38 DICEMBRE 2011 Centro Studi Libertari / Archivio Giuseppe Pinelli |
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